I consulenti immobiliari internazionali prevedono che, anche se continueremo a vedere il denaro europeo concentrarsi sulle opportunità vicino a casa, c’è anche l’aspettativa che il capitale non europeo possa basarsisu voluminose transazioni registrate lo scorso anno e devote ad investimenti transfrontalieri europei, conaumento stimato dell’attività del 10-15 per cento anno su anno fino a circa 120 miliardi di euro.
Mike Barnes sottolinea come le restrizioni di viaggio, che continueranno ad avere un impatto sulle attività nella prima metà dell’anno, possano creare le giuste condizioni per attrarre più investitori non europei che puntano a joint venture con gestori di investimenti con sede in Europa. Il risultato sarebbe un netto slancio del mercato europeo nella seconda metà del 2021, con una tendenza per partnership tra capitali non europee e gestori “locali”.
Mike Barnes, e con lui l’European Research, prevede che gli investitori non europei continueranno a cercare di diversificare i loro portafogli all’interno dell’Europa, in particolare perché le obbligazioni sovrane offrono rendimenti vicini allo zero, con un conseguente allettante spread di rendimento per gli immobili. L’attrazione dei mercati europei è ulteriormente sostenuta dalla sua relativa stabilità macro. Le tensioni politiche, la volatilità del prezzo del petrolio e il desiderio di diversificazione geografica continuano ad essere fattori di spinta che favoriscono i deflussi verso l’Europa.
James Burke, Regional Investment Advisory, EMEA, aggiunge: “Il 2020 ha visto ‘letti e capannoni’ prendere una quota sempre maggiore di investimenti da parte degli operatori transfrontalieri grazie alla forte spinta verso l’e-commerce e ai continui fondamentali a lungo termine degli asset residenziali operativi. Mentre ci muoviamo nei prossimi 12 mesi, prevediamo che il capitale transfrontaliero possa continuare a far sentire la sua presenza in tutti i settori, dalle aree di interesse più tradizionali, come gli uffici e la logistica, ai settori di attualità come le scienze della vita, gli immobili orientati alla sanità e i data center, con alcuni giocatori più opportunisti che cercano di catturare il valore potenziale in aree che sono state più sfidate come il retail e l’ospitalità”.
Per esempio, il 2020 ha visto iinvestitori singaporegni intraprendere una serie di transazioni principali nello spazio centrale degli uffici di Londra. Questo completa il continuo interesse per i business park suburbani, dove si possono trovare opportunità di rendimento più elevate sia nel Regno Unito che nei mercati dell’Europa continentale. Inoltre, la recente e robusta attività del capitale nordamericano in Europa persisterà fino al 2021, con l’attenzione che dovrebbe ricadere sulle grandi piattaforme, in particolare nei settori residenziale e logistico. Tuttavia, gli analisti si aspettano anche che gli investitori statunitensi e canadesi siano onnipresenti in settori più tradizionali, con acquisizioni opportunistiche in uffici, vendita al dettaglio e ospitalità, poiché i fondi ben capitalizzati cercano di sfruttare le strette finestre di opportunità.
In questo panorama vario e variegato dove l’Europa sembra godere di grande slancio commerciale, gli investitori europei hanno riaffermato la loro competitività nel prodotto principale nel 2020 che potrebbe perdurare anche nel 2021. Il sondaggio INREV sulle intenzioni d’investimento per il 2021 indica un aumento dell’allocazione target all’immobiliare dal 9,0% al 9,3% in Europa quest’anno, in quanto gli investitori europei con forti afflussi netti nei loro fondi cercano di impiegare il capitale in varie asset class.
Foto courtesy Charles Clegg