Negli ultimi anni, Covid a parte, il settore immobiliare residenziale ha visto tornare alla ribalta tecniche di frazionamento di immobili medio-grandi in favore di tagli più piccoli da vendere o affittare. Una grande fetta del mercato immobiliare italiano è infatti occupata da edifici che hanno più di trent’anni e che oggi necessitano di una ristrutturazione. Per di più, i costi di gestione e manutenzione di appartamenti di grandi dimensioni, soprattutto in città, portano a far coincidere le necessità riabilitative di un edificio con quelle relative al contenimento dei costi da parte degli inquilini, spesso soli o aventi una certa età. Per questo, se prima erano gli eredi ad acquisire un’unità immobiliare per poi frazionarla, oggi sono molti gli inquilini che decidono di frazionare il proprio immobile, tenendone un taglio per sé e vendendone o affittandone la parte restante. Dunque, sono sempre di più le soluzioni abitative che da 150-200 metri quadrati diventano mini appartamenti da 60 o 70 metri quadrati.
Inoltre, oggigiorno le soluzioni di frazionamento parlano ad una scala diversa, più grande, che coinvolge interi edifici. I grandi investitori contemporanei puntano spesso allo stock immobiliare del passato fatto di edifici obsoleti o comunque da riqualificare. Considerando l’alta domanda di appartamenti di piccolo taglio, soprattutto bilocali, in aree centrali e semicentrali delle città, molte operazioni immobiliari consistono nel frazionamento di vecchi edifici in un numero maggiore di unità abitative di dimensioni più contenute rispetto all’esistente. Inoltre va considerato che il prezzo a mq. di un piccolo appartamento è superiore a quello di più ampia superficie. Ovviamente nell’economia della operazione vanno messi in conto i costi di ristrutturazione che aumentano con il numero di unità previste. È tipico il caso di chi riceve in eredità un grande immobile e pensa di ricavarne più unità per aumentarne il rendimento o il prezzo in caso di vendita. I vari bonus in essere in questo momento fanno sì che parte del costo di ristrutturazione rimanga a carico dello Stato e pertanto l’operazione può rivelarsi economicamente interessante.